Casa Divina Provvidenza: il lascito di Lorenzo Leone MA COS’E’ QUESTA CRISI?….
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Il Cav. Lorenzo Leone, Vice Presidente degli Istituti Ospedalieri "Casa della Divina Provvidenza"

Il Cav. Lorenzo Leone, Vice Presidente degli Istituti Ospedalieri “Casa della Divina Provvidenza”

Nell’aprile del 1994 il Cav. Lorenzo Leone scrisse un’accorata lettera alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, presso la Città del Vaticano, sintetizzando in sette cartelle i suoi 61 anni di servizio ed esprimendo “stupore” per il suo licenziamento. L’anziano dirigente,  successore di Don Pasquale Uva alla guida degli istituti ospedalieri, ritenne la nomina di un Commissario Straordinario “una soluzione quanto meno  dubbia e non rispondente alla realtà….lesiva del buon nome della Casa…e foriero di allarmismo nella popolazione…”.

In effetti, le cifre snocciolate da Leone non lasciano dubbi: un patrimonio immobiliare stimato, all’epoca, in 400 miliardi di Lire, crediti verso le banche per 4 miliardi, 291 miliardi di crediti verso enti, tutti “certi ed esigibili”, 60 miliardi di disponibilità su un conto delle Suore. Cifre che non parlano di un ente in difficoltà.

Ma dal 1994 in poi si farà strada l’idea che le “Opere Don Uva” sono in crisi……

 L’atteso intervento della magistratura tranese sulle poco trasparenti vicende che stanno affliggendo le “Opere Don Uva” in questi giorni, ci induce a riaccendere i riflettori su una vicenda di cui “Bisceglie 15 Giorni” si è interessato sin dal 2000.

Fermo restando che, al momento, non si hanno più notizie del Procedimento penale d’indagine n. 70 del 2003, avviato dalla Procura della Repubblica di Trani in seguito ad un esposto presentato all’epoca dall’On. Nichi Vendola, è legittimo supporre che la magistratura fosse informata a sufficienza di ciò che accadeva fra le sacre mura.

La Basilica di San Giuseppe, emblema della Casa Divina Provvidenza di Bisceglie

La Basilica di San Giuseppe, emblema della Casa Divina Provvidenza di Bisceglie

E’ doveroso, pertanto, ripercorrere le tappe attraverso le quali si è giunti ai ben noti provvedimenti restrittivi a carico di decine di persone legate, a vario titolo, alle sorti degli istituti ospedalieri di Bisceglie, Foggia e Potenza che conservano ancora ingenti interessi nel Lazio.

Alla data del 1994 gli Istituti Ospedalieri fondati dal Venerabile Don Pasquale Uva, oltre alle sedi nazionali, potevano vantare una nuova unità operativa in Argentina a Paranà, sintomo della buona salute economico-finanziaria dell’ente. Ma con la defenestrazione del Cav. Lorenzo Leone si assiste ad una apparente inversione di tendenza: si fa strada l’opinione che gli Istituti siano in crisi; negli anni seguenti si procede alla alienazione degli immobili di Guidonia; mentre per gli ospedali di Bisceglie, Foggia e Potenza si comincia a vociferare di esuberi di personale, di rette giornaliere non adeguate e si innesca un lungo contenzioso con la Regione Puglia che presenta a tutt’oggi molte ombre e pochissime luci.

Ma torniamo al Cav. Lorenzo Leone. Un personaggio, alle dipendenze per ben 61 anni, al vertice delle Opere sin dalla morte del fondatore, avvenuta il 13 settembre 1955, che ha intrattenuto rapporti istituzionali con tutti: dai comuni, alle province, alle regioni, al Parlamento nazionale e che, grazie a questi rapporti, ha assicurato in oltre 40 anni il buon funzionamento degli Istituti e l’incremento del loro patrimonio.

Non possiamo sottacere le “ombre” che hanno caratterizzato la sua gestione: dal confronto aspro con le rappresentanze sindacali, che portò allo storico sciopero del 1971, concluso con l’arresto di quattro dipendenti, momenti di alta tensione nei reparti e con l’assunzione nella Casa di Bisceglie dell’allora Capitano della Compagnia dei Carabinieri di Trani….

Ma la storia del Cav. Lorenzo Leone, che rappresenta la storia stessa degli Istituti, è certamente costellata di successi. Già nel 1993 l’allora Ministro della Sanità, Costa, a seguito di una visita a sorpresa ebbe ad affermare “Questo non è un ospedale, ma un albergo”. Un sistema di ospedali che dava complessivamente lavoro a cinquemila dipendenti; all’avanguardia anche sul piano dello smaltimento dei rifiuti speciali ospedalieri al punto da superare numerose ispezioni dei N.A.S. già nel 1977;  dotato di una capacità di posti letto passati dai 3000 del 1977 ai 9600 del 1993; con un patrimonio immobiliare valutato in 400 miliardi di Lire.

Sul piano finanziario, all’arrivo del Commissario Straordinario, Mons. Ruotolo, la situazione creditoria nei confronti delle banche ammontava a 4 miliardi di Lire; i crediti verso gli Enti, tutti “certi ed esigibili”, ammontavano a 291 miliardi; mentre altri 60 miliardi erano nella disponibilità delle Suore, dai quali si attinsero i fondi per la costruzione  di un istituto a Paranà, in Argentina.

Nonostante questo quadro idilliaco, nel 1994 comincia a farsi strada che le Opere Don Uva siano in difficoltà, al punto da richiedere la nomina da parte della Santa Sede di un Commissario Straordinario. Decisone che innescava la garbata, ossequiosa ma ferma reazione di Lorenzo Leone verso la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, ente vaticano preposto al controllo delle attività degli istituti ospedalieri di Don Uva, lo stesso ente che mandava a Bisceglie il Commissario Straordinario Amministrativo.

Per comprendere come si possa essere giunti ai giorni nostri, con l’emersione di un crack di 500 milioni di Euro, sarà necessario ripercorrere la storia che va dal 1994 ad oggi: fatti e circostanze sui quali più volte, dal 2000 al 2012, Bisceglie 15 Giorni ha puntualmente informato l’opinione pubblica. (1.Continua)

 

Salvatore Valentino

(si ringrazia il collega Luca De Ceglia per aver fornito la foto del Cav. Lorenzo Leone)

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