Un giorno la signora Lucrezia Ruggieri, commercialista affermata di Bisceglie e mia amica, che spesso accompagno per la sua attività, mi chiede in macchina: «Scusa Peppino, perché ovunque si vada, in banca, negli uffici amministrativi, al comune, per istrada, tutti ti salutano, tutti ti conoscono, tutti ti portano rispetto»? Le rispondo: «Salutano mé perché tutti conoscevano mio padre ‘mbà Vitucc». Nei libri sulla storia di Bisceglie, in cui sono menzionati parecchi personaggi tipici e caratteristici del nostro passato manca un tassello, che è, a mio avviso, una carenza. Non viene citato da nessuna parte un locale che negli anni 50, e anche oltre, rappresentò il maggior punto di aggregazione, di incontro, di socializzazione, di un sereno trascorrere del tempo libero per tanti giovani e non.
Un locale frequentato da tutte le categorie sociali, produttive e lavorative, ù biliard de ‘mba Vitucc, ò Palazzìule, Piazza Vittorio Emanuele II, fra il Bis Bar e il Caffè Cova.
In quegli anni c’erano: il Circolo Unione, per i “galantuomini”; l’Associazione Sportiva Bisceglie, per gli appassionati di calcio; ù biliard de ‘mba Vitucc, per tutti.
Di questo tipo di attività mio padre fu pioniere a Bisceglie nel 1949, insieme all’amico Sergio De Candia, in qualità di socio: una scelta di lavoro e di vita. Mio padre era venditore ambulante in Basilicata e intendeva aprire un grande magazzino di stoffa a Rionero in Vulture, dove aveva molti clienti. L’idea di una sala biliardi a Bisceglie gli venne quando andò a Milano per trattare con i grossisti di tessuti, in previsione dell’apertura del Magazzino a Rionero. Entrando in un bar notò, nel retro, due biliardi, alcuni calcio-balilla e tanta gente assiepata intorno che attendeva che quei giochi si liberassero per poterli prontamente rioccupare. Ritornato a Bisceglie ne parlò con la moglie Giovanna, mia madre, con la quale andava d’accordo su tutto. Decisero così di scommettere a quella maniera per il loro futuro e per il futuro di tutta la famiglia (di tre figli: io, mia sorella Annetta e mio fratello Ignazio).
Il locale si chiamò “Biliardi” e fu un successo: i biscegliesi frequentavano in massa quel locale per ogni appuntamento, per ogni incontro, per conoscersi e, soprattutto, come ho detto innanzi, per socializzare.
Un frammento, che è doveroso incasellare nella storia della nostra Bisceglie, fatta anche di uomini dal grande intuito, dal grande senso del dovere, dalla grande capacità a conquistarsi il rispetto di tutti.
Anche a questa maniera si ama la propria città. Anche di questo è fatta una Storia. La Storia.
(Giuseppe D’Addato)