SESTA PROVINCIA PUGLIESE. “NO” CONVINTO ED ARTICOLATO IN UNA LETTERA
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La lettera: BISCEGLIE FUORI DALLA B.A.T.!   – (Per la Sinistra è finita anche la frutta!)

del Prof. Mauro  Papagni                                                                                

 All’ex Sindaco prof. Domenico RICCHIUTI

All’ex Sindaco avv. Biagio LORUSSO

 e, p.c.    a “Bisceglie 15 Giorni” –                                           BISCEGLIE

 No, non è possibile, non può essere così.

 Una trasmissione televisiva, di quelle che tanto piacciono ad una certa parte politica, nella puntata del 6 giugno scorso, a chiusura del suo ciclo di “Report” coraggiosi, ha mostrato all’intero Paese come sia possibile utilizzare gli strumenti costituzionali per far scadere la Politica ad un livello tanto becero quanto vergognoso, tanto volgare quanto comico-tragico, come quello che ha portato alla gestazione prima, alla nascita poi, della sesta Provincia pugliese. A conclusione della trasmissione, alla domanda “come vi trovate a stare fuori dalla 6.a Provincia ?”, il Sindaco di Corato  – mi è stato detto –  rispondeva: “Bene. Noi abbiamo fatto il Referendum,  i cittadini hanno risposto NO … e noi oggi ci  troviamo bene”.  Mentre alcuni cittadini di Bisceglie intervistati rispondevano più o meno così: “La Bat? Cos’è la BatQueste sono cose che decidono i politici, decidono tutto loro, noi non ne sappiamo niente. Per noi va bene Bari”.  E la presentatrice in chiusura: “Ma può una Provincia chiamarsi BAT?”.   Fine della trasmissione.

 No, non è possibile. Non è possibile che di fronte ad un aborto, molto anzi tempo annunciato, 50 mila biscegliesi appaiano e siano considerati da tutta Italia un popolo afono, pavido, rassegnato.

 Certo, questo è il grande risultato di una decennale amministrazione “democratica” della nostra città, aver spento le coscienze, pianificato il silenzio, reso eunuchi i partiti di coalizione.

 No, questa realtà non accetto, a questa realtà mi ribello.

E mi rivolgo a voi, ai due Sindaci coi quali ho vissuto i momenti più alti della mia esperienza politica.

 Mi rivolgo all’ex Sindaco Mimmo Ricchiuti che nei primi anni 80 ebbe il coraggio di accettare la mia richiesta di trasformare un Assessorato in quello dei grandi valori dell’uomo, vincendo ogni tipo di resistenza e sorvolando sull’ilarità (solo demenziale?) che proveniva da parte di chi riteneva  fosse in tutt’altre faccende affaccendato il compito primario di un amministratore.

Una scelta, Mimmo, che poi ti gratificò quando dovesti registrare a Vicenza, dove ti eri recato per un concorso a Preside, se non ricordo male, con quanta attenzione la stampa nazionale riportava la notizia del ruolo diverso cui si era votato un comune del Sud  – era la tua Bisceglie! la tua Amministrazione! -,  come con orgoglio ci comunicasti al rientro. Una nomea ben diversa per la nostra città!  Allora!

E mi rivolgo a te anche ricordando il tuo coraggio quando, qualche tempo più in là, pur non condividendo appieno il senso politico dell’iniziativa e superando le resistenze interne alla stessa  maggioranza, mi lasciasti partire col Referendum Autogestito Consultivo sulla decisione della installazione dei missili nucleari a Cosimo e sul Territorio Italiano. Per una settimana intera (10/3/84 – 16/3/84) i biscegliesi furono chiamati ad esprimersi alle urne.  2372 cittadini risposero, in migliaia di famiglie se ne parlò. Non volevamo cambiare il mondo. Volevamo più semplicemente che i nostri concittadini, al di là di ogni valutazione politica e ideologica, si soffermassero, almeno un attimo, sulle grandi scelte dalle quali dipendeva (e dipende) il destino, la vita, di ciascuno. Quella era la qualità del nostro amministrare.

 Mi rivolgo all’ex Sindaco Biagio Lorusso che ebbe il coraggio di scegliermi nella sua Amministrazione nel momento in cui io registravo la massima popolarità in negativo, perché ben pochi compresero come potesse essere possibile utilizzare uno strumento (partito) “vecchio” per continuare a sognare un MONDO NUOVO.

E invece tu, Biagio, sposando quella scommessa, accettasti la sfida. E facesti tuo il progetto di un Parco, di una CITTA’, che inglobava quanto era maturato in termini ideali nell’attività amministrativa di quegli anni, una “Città”  rivolta perciò a tutti coloro (i RAGAZZI di riferimento) che tendevano a crescere sugli inalienabili valori dell’Uomo: il rispetto del Creato, non alterato dall’egoismo; la tensione per la Pace, unica forza che può salvare il Mondo.

Facesti tua la mia impopolarità, come sanno fare i Grandi per le grandi idee, e anche per questo pagasti un prezzo nella consultazione elettorale che ne seguì. Ma non dolertene, il progetto di S. Croce rappresentò uno dei più alti momenti della vita democratica a Bisceglie.

Ricorderai: assemblee e dibattiti in tutte le scuole, anche senza di noi; riunioni nelle associazioni giovanili di tutte le Parrocchie sino a far risuonare alcuni Pulpiti; si formarono comitati pro e contro, si raccolsero firme, si organizzarono pubblici dibattiti; le interviste non si contarono, i giornali locali (e non solo) ne parlarono in continuazione; l’associazione Archingegno (esiste ancora?) volle vederci chiaro.

I partiti, di destra e di sinistra, colsero l’occasione per cavalcare l’onda del dissenso: la Del Monaco in piazza: “Dicono ch’io non abbia un programma amministrativo  per Bisceglie, ebbene sappiano che una cosa è certa, io non farò mai la Città dei Ragazzi”. Fine del programma della Del Monaco. Per non parlare delle dichiarazioni dei miei ex compagni in cui quel progetto veniva considerato come il risultato di una mente labile, alla stregua di prodotto demenziale.

Quella  “Città” fu depennata da qualsiasi programma amministrativo, perché di errori ne commisi anche io: non riuscii a spiegarmi bene, mi mancava il tempo, il tuo mandato a sindaco era breve; l’arma della calunnia fu utilizzata ad arte ed io non potetti rincorrerla, mi stava più a cuore dimostrare la fattibilità della proposta che oltre tutto rappresentava una reale prospettiva di lavoro per tanti giovani; spinsi  troppo sull’acceleratore  – ecco il vero errore politico -,  spinsi troppo nel momento in cui a Bisceglie il muro di Berlino non era affatto crollato nella coscienza di tanti (una Storia severa di quel periodo non potrà che portare a questa conclusione).

Ma quel progetto  – ripeto –  fu la vittoria della Democrazia a Bisceglie là ove si consideri che per circa un anno e mezzo scatenò la partecipazione della città in ogni sua rappresentanza.  Fra l’altro, tutti divennero intenditori ed esperti di Parchi. Tutti.

 Nel decennio che ne seguì, invece, non solo nessuna  voce si  levò contro quella specie di pista da Terzo Reich che ha sostituito il  Palazzuolo e contro la storpiatura programmata della nostra città  (come ti accennavo nella nota al tuo articolo sulla Diretta), ma gli stessi uomini di cultura di casa nostra, che pur erano stati critici ma propositivi nel passato, si abbandonarono all’elogio funebre di una città che scompariva. Ho sottomano un libro che mi è stato recapitato in questi giorni (ed. ’02) e che fotografa  “I Luoghi Persi” della nostra Bisceglie. Orbene il Sindaco dell’epoca (2002) nella introduzione al testo verga d’incenso gli autori e rende altisonanti i loro nomi dando al libro una veste tipografica  elegantissima (e costosissima). Quel Sindaco potrà così continuare, indisturbato, nello sterminio di ciò che rimaneva delle vestigia del nostro passato, e nell’assoluto silenzio degli autori di quella moderna e riveduta Antologia di Spoon River.  Che pena, Biagio, che pena!  Se questa non è la morte delle coscienze, cos’è?

 Un altro esempio?  Sugli ultimi episodi di cronaca nera che ha visto Bisceglie alla ribalta nazionale, molti si sono chiesti coma mai tanti giovani, su cui doveva essere rivolta l’attenzione del Servizio Sociale del Comune, sono finiti nel malaffare. 

Già, come mai?  Come mai nel periodo dell’Assessorato per la Pace, le “agenzie” impegnate nel sociale spuntavano come funghi, e nel decennio di cui stiamo trattando quelle agenzie sono scomparse ad una ad una, sino ad annullarsi o quasi?  Mimmo, Biagio, non porsi questa seconda domanda, è solo scarsa memoria storica o è anche timore di disturbare l’eventuale ritorno del manovratore, il quale così registra un ulteriore riconoscimento del suo ruolo da vigile del fuoco delle coscienze?

 Potrei continuare a lungo su questo piano, ma ritorniamo alla 6.a Provincia.

Ho avuto modo di ricordare in tutta una serie di interventi sui giornali locali che (in breve):

1) Il Comprensorio del Nord Barese, da cui la sesta Provincia ha origine, poteva essere una cosa molto importante perché riguardava lo sviluppo di un territorio che comprendeva anche alcuni comuni  che, periferici alle due Province (BA e FG), risultavano emarginati. Dal loro sviluppo invece sarebbe derivato anche lo sviluppo dell’intera fascia comprensoriale.

2) Quando si avanzò la proposta della nuova Provincia, ben pochi furono d’accordo. Non furono d’accordo soprattutto coloro che, non sentendosela di dire NO ai convinti “compagni” barlettani, usarono l’esca Provincia policentrica, della serie:  per i tanti appetiti non si farà niente e la responsabilità ricadrà sugli altri.

3) Invece Barletta abbocca, e si sbraca sino ad  arrivare all’attuale mostro acefalo a tre bocche  di nome BAT.

4) Nel momento in cui dal Comprensorio si passava alla Provincia, tutti i partiti avrebbero dovuto inserire nei loro Programmi amministrativi la volontà e l’impegno di aderire alla formazione della nuova Provincia, per dare legittimità e valore costituzionale alla delega amministrativa, così come era avvenuto per il Comprensorio. Non avendolo fatto, si imponeva a mio avviso, per il rispetto sostanziale della Costituzione, la consultazione popolare mediante il Referendum.  

 Invece è accaduto che proprio quella parte politica che più dell’altra sapeva dell’immobilismo e del danno che Bisceglie avrebbe subito, preoccupata solo dell’affievolirsi del proprio consenso elettorale, non se ne fa scrupolo e si fa alfiere della necessità della nuova Provincia comunque formata.  Mentre l’altra parte, cui il consenso non era in discussione,  pensa bene che ad aumentarne l’entità e la portata tutto sommato non guasta (sto parlando dei Partiti a Bisceglie).

Così, nel totale silenzio di tante coscienze spente e all’insaputa della quasi totalità degli elettori, è avvenuta la recessione dalla  Provincia di Bari, l’adesione al mostro acefalo, l’elezione moralmente truccata dei primi consiglieri, peraltro costretti ad assistere silenti e inermi a diatribe che non ci appartengono e di cui essi stessi sono estranei; è colata l’onta nera su tutta la città, la derisione sui biscegliesi che scoprono d’incanto -come Ciaula la luna- di non far più parte della provincia di Bari, il rossore sul volto dei nostri emigrati sparsi in Italia e all’estero additati (grazie a internet) come quelli del popolo senza attributi.

E in concomitanza di tutto ciò, i partiti di Bisceglie senza pudore vengono fuori col nome altisonante del prossimo candidato Sindaco e con un programma amministrativo che si concentra essenzialmente sui cassonetti della NN.UU., che si è capaci di mantenere puliti più di quanto non faccia l’avversario (che ti dicevo, Biagio, quello è il livello!).

E la BAT?  E la nostra adesione al mostro?  E il nostro ruolo in quel consesso? E la nostra volontà?  E la nostra dignità?   Silenzio.

No, non si può accettare. Quel silenzio  ferisce.

 Di qui l’appello a voi, ai miei due ex Sindaci.  A voi che avete ancora sèguito e ascendente, a voi del cui ricordo tutto si può dire tranne che Bisceglie non godesse di una sua dignità, a voi nelle cui mani sperimentai un amministrare con l’anima, a voi: SALVIAMO BISCEGLIE, liberiamola dal torpore che la avvilisce, dal silenzio che la oscura, dalla mediocrità che la offende.

In che modo?

Spingere per lo svolgimento di un Referendum sulla nostra permanenza nella BAT, da tenersi in concomitanza con le prossime Amministrative, e del cui esito ogni partito potrà fare l’uso democratico che riterrà (A suo tempo proposi al Sindaco Spina, quando egli era ancora d’accordo sul Referendum, di mantenersi al di sopra delle parti e di essere il Sindaco di tutti, costituendo di sua iniziativa due Comitati, quello del SI, e quello del NO. Non fui ascoltato).

In subordine,  promuovere per le prossime Amministrative la presentazione di una Lista Civica preponderantemente NO-BAT, con il resto del programma dopo.

Oppure prendere altra valida iniziativa che si ritenga più opportuna, purché lavi l’onta che ha sporcato Bisceglie.

 Chiunque si sobbarcherà in questo lavoro sarà senz’altro premiato con un risultato che non può che essere lusinghiero e di cui potrà avvalersi in futuro e, ciò che più conta, potranno avvalersi i cittadini perché sapranno in quali mani sicure affidare le loro esigenze  ed il loro destino.

 Allo scopo potrà essere utile avvicinare cittadini che in passato si sono espressi in termini critici sul problema della Sesta provincia. Penso, ad es., al prof. Enzo Di Pinto, al prof. Mauro De Cillis, al dott. Tommaso Fontana, al sig. Pasquale Stipo che non conosco ma di cui ricordo qualche articolo su un giornale locale, e ad altri che voi senz’altro saprete individuare.

So benissimo che non è facile, soprattutto per le lungaggini, uscire dalla Provincia nella quale siamo appena entrati, ma è anche vero che ci vuole uno stomaco a rimanerci  a lungo e senza dignità. In ogni caso bisogna pur cominciare per ridare speranza e orgoglio ai nostri cittadini.

 Non mi sto proponendo candidato, tutt’altro.  Né sto proponendo candidati Ricchiuti e Lorusso, no.

Bisogna lasciar spazio ai giovani nelle cui mai è riposto un futuro che per noi, ahimè, non ha le stesse dimensioni.

A noi spetta il ruolo importante di promuovere, sorreggere, incoraggiare i giovani a sconfiggere un  modo di fare politica dove i partiti la fanno da padre padrone cancellando ogni energia e annientando ogni volontà (e a pensarci bene noi, tutti e tre, abbiamo di queste esperienze).

A noi spetta il compito di insegnare ad amare Bisceglie, provocando e sostenendo, oggi, ogni iniziativa che miri a cancellare questa pagina, nera e umiliante, della nostra storia.  E farlo al più presto.

 Io inizio subito e, a titolo personale, con la presente che invio alla stampa,

1) CHIEDO  LE  DIMISSIONI  IN  BLOCCO  DI  TUTTI  I  CONSIGLIERI  BISCEGLIESI

    PRESENTI  NELLA  SESTA  PROVINCIA  PUGLIESE

    – perché rappresentativi di una volontà popolare mai espressa;

    – perché la loro presenza in quell’assise dà di Bisceglie una immagine che la nostra città non  merita;

2) INVITO  LA  PROVINCIA  DI  BARI  A  INTERROMPERE  QUALSIASI

    TRASFERIMENTO  DI  RISORSE  ECONOMICHE  E  UMANE,  RELATIVAMENTE

    AL “PESO”  DEL  COMUNE  DI  BISCEGLIE,  IN  ATTESA  DEI  RISULTATI  DELLE

    PROSSIME  ELEZIONI  AMMINISTRATIVE.

    Questo secondo punto, che invierò alla Provincia di Bari e non solo, sarà più opportunamente articolato.

A risentirci. Vi abbraccio.                                                   –  Mauro  Papagni

Bisceglie, 20 giugno 2010

 P.S.:   Ho appena chiuso queste note, quando leggo sulla Gazzetta di oggi, Domenica 20 giugno, una dichiarazione del Segretario provinciale del PD  Francesco Mennea: “Se  -riferito a Ventola-  ha davvero a cuore le sorti della Provincia e il volere del popolo, si impegni ad indire il referendum sulla sede legale già nel prossimo consiglio provinciale.I cittadini della sesta Provincia sono gli unici che hanno diritto di decidere  -udite, udite!-  la collocazione della sede legale, perché nel territorio della Provincia ci sono nati e ci vivono”.

Visto, Mimmo e Biagio?  Ci si ricorda dei cittadini della sesta Provincia, cioè della Democrazia, quando è in ballo una Sede che, quantunque prestigiosa, per noi è pur sempre un palazzo la cui ubicazione non significherebbe gran che.  Se si arrivasse ad un Referendum del genere, dopo aver rifiutato la consultazione dei cittadini sull’adesione o meno alla nuova Provincia, io sarei spinto a cambiare residenza.

Cosa risponde il Presidente Ventola al PD Mennea?  Più o meno così: “I primi caldi hanno dato alla testa a chi è stato in letargo sino adesso.  Perché nel Consiglio comunale di Barletta, che ha preceduto il Consiglio provinciale sullo Statuto, il PD non ha avvertito l’interesse e la disponibilità di estrinsecare, in quella sede più congeniale, le aspettative di Barletta per motivarne le recriminazioni”?  Per la sinistra è finita anche la frutta.

Il paginone della Gazzetta, dedicato a questo botta e risposta, termina con la proposta di modificare   – liti finanche per questo –  lo stemma della regione Puglia aggiungendovi una sesta pallina (loro dicono anello, forse per pudicizia) dato che le province non sono più cinque.  Io invece lascerei il numero delle palline a cinque visto che il mostro a tre bocche non ne ha nessuna (Ai giornali: non nel significato popolare, pur calzante).

Di nuovo, ciao.                – Mauro


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