DON MARINO ALBRIZIO E’ TORNATO ALLA CASA DEL PADRE

Era ricoverato nel reparto rianimazione dell’Ospedale “Mons.Raffaele Dimiccoli” di Barletta, ma , oggi, alle 15.00, il suo cuore non ha retto più e, all’età di 89, Don Marino è tornato alla Casa del Padre.

I funerali si terranno domani, 29 maggio 2012, a Bisceglie, nella Concattedrale, alle ore 16.30 e saranno presieduti dall’Arcivescovo Mons. Giovan Battista Pichierri.

Intanto, questa sera, sempre a Bisceglie, nella Chiesa del Santissimo Salvatore, di cui era rettore, alle ore 20.30, si terrà una veglia di preghiera.

Don Marino è nato a Bisceglie il 10 marzo 1923; è stato ordinato presbitero il 15 marzo 1948.

Si allega una sua testimonianza rilasciata a Giuseppe Milone, pubblicata sul mensile diocesano “In Comunione” novembre-dicembre 2008, in occasione del suo 60° anniversario di ordinazione sacerdotale.

Il  Direttore, la Redazione e tutti i lettori di “Bisceglie 15 Giorni” piangono non solo il collaboratore instancabile che per anni ha riempito il nostro periodico di pagine di “vita” e di “umanità”, ma l’amico sincero di tanti decenni colmi di  allegria, di catechesi vissuta fra la gente ed accanto alla gente, specie la più umile ed emarginata.

Sessanta anni al serviziodella Chiesa diocesana

 

 Don Marino Albrizio si racconta in occasione del suo

 

60° anniversario di ordinazione presbiterale

 

La Bisceglie cattolica, e non solo, ha festeggiato uno dei suoi figli più illustri: don Marino Albrizio. L’occasione era data da un compleanno: don Marino compiva 60 anni, 60 anni da sacerdote. Il 15 agosto, in una gremitissima chiesa Concattedrale, il clero biscegliese insieme al suo Pastore, mons. Giovan Battista Pichierri, accompagnato dal vicario generale, mons. Savino Giannotti, hanno dato vita ad una semplice ma suggestiva celebrazione eucaristica, fortemente voluta dal Presidente del Capitolo Concattedrale, don Mauro Camero, Capitolo di cui lo stesso don Marino fa parte conservando l’antico titolo di Canonico Primicerio. Un commosso don Marino, attorniato dal calore della sua famiglia e di tanti fraterni amici, ringraziando tutti di cuore ha dato appuntamento alla prossima ricorrenza, e che nessuno manchi!

 

Ho incontrato don Marino, a cui sono da anni legato da una sincera e filiale amicizia, presso la sua abitazione, nelle vicinanze del Seminario Minore, dove sovente mi reco per attingere notizie sulle vicende che hanno contrassegnato la Chiesa biscegliese, e non solo, dal dopoguerra in poi, chiedendogli di volermi parlare della sua vita, non solo sacerdotale.

 

 

«Sono nato a Bisceglie – mi dice – il 10 marzo 1923 in vico II la Cappella n. 12, ora Via don Minzoni, battezzato dal Servo di Dio don Pasquale Uva nella parrocchia di cui egli era parroco e che mi ha visto chierichetto sin dall’età di 13 anni: Sant’Agostino. Mio padre Vito e mia madre Maria Giuseppa Di Liddo, si sposarono in Sant’Agostino il 5 febbraio 1922, dopo aver celebrato il matrimonio civile al Comune. Ho frequentato le Scuole Elementari presso i locali dell’ex Monastero delle Clarisse di Santa Croce, poi presso il “nuovo” Edificio Scolastico, ora “Edmondo De Amicis” in Via XXIV Maggio. Sin dalla piccola età ero designato ad entrare in Seminario, per godere del “lascito degli Albrizio”, ossia un privilegio riservato ai primogeniti delle famiglie biscegliesi portanti questo nome a poter frequentare gratuitamente il Seminario Diocesano, per volere del magistrato Giuseppe Albrizio, che nel 1870 aveva donato cospicue proprietà al Seminario, tra cui proprio l’attuale sede in località “Belvedere”. Io, invece, godetti della semiretta.

 

 

Il 2 agosto 1935 mia madre morì. Nel mese di ottobre entrai in Seminario. L’8 dicembre dello stesso anno mio padre si risposò in Sant’Agostino con la figlia di un cugino di mia nonna materna: Concetta Di Gioia. Era stata proprio mia madre ad indicarla prima di morire. Il semiconvittorato in Seminario terminò nel 1940 con l’ingresso dell’Arcivescovo Petronelli. Il 21 novembre, nella mia parrocchia di Sant’Agostino, ricevetti gli abiti sacri.

 

 

Il 21 settembre 1941, dopo aver conseguito il Diploma di Ammissione al Liceo Classico, entrai nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta: Rettore mons. Pietro Orsola sino al 1943, dal 1944 mons. Corrado Ursi.

 

 

Non potendo più usufruire del “lascito degli Albrizio”, aiutarono mio padre a sopportare le spese del Seminario due grandi sacerdoti biscegliesi: il Teologo Mauro D’Addato e l’Arciprete Domenico Minutillo.

 

 

Nell’aprile 1942, in piena Guerra Mondiale, conseguii presso le Autorità Militari, l’Attestato in “Infermiere del Regio Esercito”. Il 1° agosto del 1944, presso il Seminario Maggiore di Molfetta conseguii il Diploma di Maturità del Liceo Filosofico: mio professore di Matematica era il Servo di Dio don Ambrogio Grittani. Il 29 giugno 1948, conseguii l’Attestato a chiusura degli Studi Teologici.

 

 

In seguito all’improvvisa morte dell’Arcivescovo Petronelli, Amministratore Perpetuo della Diocesi di Bisceglie, non mi fu possibile ricevere il Suddiaconato e il Diaconato, per cui alla venuta di mons. Addazi dovetti subire un’indigestione di ordinazioni, fino a giungere al 15 agosto 1948, giorno in cui, nell’antica Cattedrale di Bisceglie, insieme al compianto don Nicola Porcelli, mio compagno di studi, fui finalmente ordinato sacerdote. Il 22 agosto 1948 celebrai la mia prima messa in Cattedrale, l’omelia la tenne mons. Nasca, allora Rettore del Seminario Minore.

 

 

Anche questa festa ebbe il suo lato doloroso: “mamma” Concetta fu ricoverata all’Ospedale Cotugno di Bari, poi a Napoli. Celebrai le prime Messe presso il grande Ospedale barese. Sino all’estate 1949 fui Educatore presso il Seminario Minore di Bisceglie. Con la nomina a Coadiutore presso la parrocchia “della Misericordia”, parroco don Michele Di Pinto “don Michelìcchie”, iniziai un’avventura che solo il Signore conosce, fatta di alti e bassi e di momenti critici trascorsi nelle difficoltà di famiglia e nell’esercizio dell’apostolato. In quel tempo la parrocchia, che abbracciava tutta la periferia in direzione Molfetta, era suddivisa in tante “isole pastorali”, dove preferii lavorare: rione Lancellotti, Losapio, Cittadella. In quest’ultimo ebbi a disposizione per fare una qualche attività catechistica alcune aule di una scuola rurale e il villino Bruni; l’attività pastorale in questo rione mi ha dato tante gioie, come l’amministrazione della santa Cresima sotto i tendoni di Largo Sella, con la presenza dell’arcivescovo Addazi, e dispiaceri, come l’erezione della parrocchia dedicata a Santa Caterina da Siena e la nomina a parroco del grande e indimenticabile don Michelino Cafagna, senza che i superiori abbiano tenuto in conto che l’attività pastorale in quella zona dimenticata da tutti l’ho iniziata proprio io. Spesso celebravo la Messa domenicale nel rione Lancellotti, presso la seicentesca chiesetta di Villa Calò, dedicata ad Ognissanti e demolita una decina d’anni fa per far posto ad un enorme palazzone. Al rione Losapio, detto anche del Colalazzo, nell’ottocentesca chiesetta dedicata ai Tre Santi, recentemente rimessa a nuovo, celebrava ogni domenica lo zio di mons. Monopoli, don Minguccio. Spesso ero invitato a parlare di Religione presso i doposcuola pomeridiani tenuti in abitazioni private di questi rioni.

 

 

Con la nomina di don Michele Di Pinto ad Abate-parroco di Sant’Adoeno e la conseguente elezione a parroco della Misericordia di don Luigi Napoletano, chiesi ed ottenni di essere trasferito altrove: era il 1955. Aiutai l’Abate Pantaleo Losapio, gravemente ammalato, a governare la parrocchia dei Santi Matteo e Nicolò, nella città vecchia. Dopo un annetto, con l’ordinazione sacerdotale di don Pasqualino Caputi, poi Teologo e Monsignore, nominato viceparroco di San Matteo, don Michele Di Pinto mi “rivolle” insieme in Sant’Adoeno. Nel marzo 1958 fui trasferito, sempre in qualità di Viceparroco, nella “mia” Sant’Agostino, parroco mons. Paolo D’Ambrosio. A metà ottobre del 1962, senza alcun preavviso, lasciai la “mia” parrocchia, trasferito, sempre come Viceparroco, presso la Madonna di Passavia. Il 1° giugno 1963 fui nominato Rettore della piccola chiesa sul porto dedicata al Santissimo Salvatore, incarico che ancora conservo, al posto di mons. Augusto Foghel gravemente ammalato.

 

 

Ma il mio vero campo educativo si è svolto nelle Scuole di Avviamento Professionale e Medie “Galileo Ferraris” e “Cesare Battisti”, dal 1957 al 1988, in qualità di docente di Religione, oltre che di professore di Matematica in I, II e III Ginnasio, Storia e Geografia in IV e V Ginnasio presso il Seminario Minore; qui ho avuto come alunni i vescovi mons. Giovanni Ricchiuti e mons. Michele Seccia; mons. Mauro Cozzoli, professore alla Lateranense.

 

 

Sono stato per parecchi anni membro della Commissione Sanitaria del Comune di Bisceglie. In carica al Capitolo Cattedrale San Pietro di Bisceglie: dapprima come Mansionario, dal 1960 Canonico, quindi Teologo, Priore dei Santi, con la gioia delle Celebrazioni del Centenario della I Invenzione, Segretario Capitolare, infine 1° Primicerio. Forte è stato anche il mio impegno politico come Responsabile, dal 1946 al 1948, dei Comitati Civici del Centro Storico, con sede in Sant’Adoeno. Ho collaborato fortemente con due grandi sacerdoti impegnati attivamente nel centro storico e nella vita politica cittadina: l’Arciprete Michele Simone, padre Lareìnze, e l’Abate di San Matteo e Nicolò don Mimì Baldini, indimenticabili.

 

 

Sessant’anni di sacerdozio, che dire! Un’avventura vissuta al servizio del popolo di Dio, uomo tra uomini, sacerdote della strada, accanto ad ogni persona bisognevole di un qualsiasi aiuto che ho incontrato e che ancora incontro. Non ultimo il servizio da vent’anni fatto alla Marina Militare di Bisceglie e ai Marinai in congedo, agli Scout e alla marineria tutta biscegliese.

 

 

Oggi la Chiesa, una volta focolaio domestico, sembra essere diventata un magazzino di devozioni, ignorata dalla massima parte dei giovani. Il mio auspicio, sull’esempio del Santo Padre Benedetto XVI, è quello di essere, all’interno di una società atea e miscredente, il volto dell’amore, del sorriso, del perdono e della pace».

 

 

 Giuseppe Milone

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