“Non meno grave è la situazione nella provincia BAT.
Alle gravi ed ataviche -e note- carenze strutturali e di uomini dei Commissariati di P.S. di Andria, Barletta, Canosa di P. e Trani, si aggiunge adesso la necessità di adempiere a questa nuova disposizione, in celle di sicurezza che sicuramente non rientrano negli standard minini previsti dalle norme legislative e di condizione umana. Invitiamo pertanto le Autorità preposte a considerare appieno la portata di questo provvedimento e delle problematiche che tale adempimento potrà portare nell’attività quotidiana di ordine e sicurezza pubblica che gli apparteneti alle Forze di Polizia saranno tenuti ad osservare nel loro lavoro al servizio della collettività”. SAP provincia Barletta- Andria- Trani
AL SIG. QUESTORE DI BARI e p.c. – AL SIG. PREFETTO DI BARI – AL SIG. PREFETTO DELLA BAT – AL SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI BARI – AL SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI TRANI
OGGETTO: custodia degli arrestati nelle celle di sicurezza. Lettera aperta.
Le recentissime previsioni contenute nel cosiddetto “decreto svuota carceri” , che hanno di fatto ripristinato le famigerate celle/camere di sicurezza per la custodia degli arrestati in attesa di udienza di convalida o di giudizio direttissimo, pongono una serie di problemi di portata molto più ampia rispetto alla semplice individuazione di locali più o meno idonei allo scopo.
Il sistema delle celle di sicurezza appartiene a una storia che credevamo definitivamente archiviata ma molti operatori ancora ben ricordano i numerosi aspetti negativi di questa soluzione, mai concretamente risolti, ed è sulla base di questa esperienza che invitiamo le SS.LL. a valutare con estrema attenzione le esigenze che occorrerà soddisfare per evitare di incorrere in situazioni estremamente rischiose sotto svariati profili.
I locali adibiti a “celle di sicurezza”, che debbano consentire la custodia di un numero imprecisato di arrestati per periodi che possono arrivare anche a più di 48 ore nel caso che nei giorni successivi all’arresto non siano previste udienze, debbono rispettare una serie di precisi criteri posti a tutela dei medesimi arrestati nonché del personale incaricato della relativa sorveglianza.
Tutte le procedure connesse alla temporanea detenzione debbono, a loro volta, rispettare chiari ed efficaci protocolli per gestire non solo la permanenza dell’arrestato e l’efficienza del servizio di sorveglianza, ma anche le ulteriori incombenze oltre che le eventuali emergenze.
Tutto ciò è imposto da norme, consuetudini e principi che spaziano dagli standard giuridici
europei ai diritti e doveri sanciti dalla Costituzione, letti e interpretati alla luce della mutata (e accresciuta) sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti di determinate situazioni.
In particolare (e senza alcuna pretesa di completezza):
– le camere di sicurezza devono essere progettate per impedire che l’arrestato possa compiere azioni autolesive;
– le camere di sicurezza devono essere sufficienti a consentire la detenzione di più arrestati isolati l’uno dagli altri;
– le camere di sicurezza devono consentire la custodia di uomini come di donne;
– le camere di sicurezza devono essere isolate dall’esterno e dal pubblico;
– le camere di sicurezza devono consentire l’agevole controllo da parte dei sorveglianti attraverso idoneo sportello finestrato;
– le camere di sicurezza devono poter garantire l’evacuazione rapida e sicura dei custoditi in caso di situazioni di emergenza (come un incendio) e di ciò deve esserci specifica previsione nell’ambito dei piani di emergenza ed evacuazione che corredano il documento di valutazione dei rischi che deve essere obbligatoriamente redatto e custodito presso ogni struttura;
– le camere di sicurezza devono garantire costantemente adeguati standard di igienizzazione, con la vigilanza del competente ufficio sanitario;
– le camere di sicurezza devono essere adeguatamente climatizzate e corredate di quanto necessario a permanenze prolungate (lenzuola, cuscini, coperte realizzati e igienizzati a norma di legge);
– ai detenuti deve essere garantita la possibilità di accedere in sicurezza (per sé e per gli altri) a servizi igienici adeguati;
– deve essere valutato e predisposto un protocollo di intervento in caso di emergenza sanitaria che comporti la necessità di prestare assistenza medica all’arrestato ed eventualmente di provvedere al suo trasferimento (e connessa sorveglianza) in una struttura di pronto soccorso o ospedaliera;
– uno specifico protocollo deve indicare chiaramente chi è responsabile della sorveglianza e della gestione degli arrestati condotti nelle camere, ivi compresi gli spostamenti e trasferimenti conseguenti, nel rispetto delle norme che regolano l’orario di lavoro; – all’arrivo, gli arrestati dovranno essere privati degli effetti personali (lacci, cinture, oggetti taglienti o appuntiti, occhiali, monili e preziosi che potrebbero essere ingoiati, telefonini ecc…) per i quali è indispensabile provvedere a sicura custodia in contenitori sigillati riposti in luoghi adeguati per evitare contestazioni in ordine a lamentatismarrimenti e sottrazioni;
– uno specifico protocollo deve stabilire le modalità (e la responsabilità contabile) affinché
sia garantito – senza ritardo – tutto quanto necessario ad assicurare una permanenza dignitosa del custodito: accessori di igiene personale (spazzolino, dentifricio, sapone, carta igienica, asciugamano ecc…), viveri e acqua;
– uno specifico protocollo deve gestire gli eventuali contatti con i difensori, nonché interpreti e personale diplomatico se trattasi di cittadini stranieri;
– uno specifico protocollo deve impartire precise disposizioni che regolino i contatti tra gli arrestati e gli agenti e ufficiali di p.g. che hanno eseguito l’arresto o che intendano interloquire con gli arrestati;
– appositi registri devono dare conto di ogni informazione e novità pertinenti all’identificazione degli arrestati, alla loro registrazione con indicazione di data e ora di consegna e di uscita, colloqui ecc..
Quelle appena elencate sono alcune delle condizioni minime che oggi devono essere osservate, a tutela della dignità, dei diritti e della sicurezza degli arrestati come pure del personale che ha eseguito l’arresto e di quello che sia incaricato della custodia e della traduzione.
Questa Segreteria Provinciale è ben consapevole delle situazioni che potrebbero verificarsi: denunce di maltrattamenti, ricorsi alla corte europea per i diritti dell’uomo, proteste diplomatiche, collette per assicurare i pasti, ecc…
Se qualcuno pensa che basteranno quattro mura e un lucchetto per ottemperare alle previsioni del decreto, commette un grave errore e il SAP non intende permettere che al personale della Polizia di Stato siano un domani accollate le conseguenze di una sottovalutazione dei problemi che oggi si pongono.
Nella certezza che quanto esposto sarà sicuramente condiviso e valutato dalle SS.LL., si porgono ossequiosi saluti.
Il Segretario Provinciale – John Battista