Non credo sia solo la necessità di fare l’imprenditore, ma anche la tempra interiore, che porta fino a sfidare se stesso, poi oggi con l’internazionalizzazione non si sono estese solo le idee, ma anche i territori su cui spaziare e, in caso di bisogno, campionari in spalla e via verso nuove frontiere.
Ed eccomi pronto ad una nuova esperienza, dopo la fiera di Kiev avevo qualche contatto da visitate in Ucraina, biglietto aereo e via. parto per Kiev quindi lavoro per due giorni, dopo di che mi dirigo a Donec’k in treno.
Arriva il treno, oddio treno dei primi novecento, carrozze letto che davano soltanto l’idea di esserlo, si evidenziavano su quei sedili di simil pelle toppe di tessuto ricucite a mano, come le toppe che si usavano alle camere d’aria delle biciclette, poi di speciale si metteva in evidenza un tappeto verde che si dilungava su tutto il vagone , in cui sicuramente gli acari morivano per superaffollamento.
Questo è stato solo il primo impatto visivo, successivamente entro nello scompartimento e vengo assalito da un odore acre di carne grassa e succulenta, oltre a gente che ingeriva birra mentre intingeva una specie di pane in questo sugo cosi vistosamente grasso e oleoso. D’altra parte c’ero io e dovevo adeguarmi a questa situazione per ben quattordici ore di treno per fare 700 km.
Finalmente arrivo a Donec’k stanco, stremato, maleodorante, non so cosa avrei dato per un caffè.
Sceso dal treno rimango strabiliato, ammaliato dalla bellezza di questa stazione e dalla estrosità e grandezza dei suoi centri commerciali ove si vendeva di tutto dalle cose firmate ai pezzi più ricercati.
Questa è l’altra faccia di una nazione dove la ricchezza e nelle mani di una piccola percentuale di persone e da altre sulla soglia della fame. Finito il mio giro ambulante a Donec’k decido di sfidare la sorte a Lugansk, altri 160 km dalla parte opposta dell’ucraina, a circa 40 km dalla Russia.
Quasi tre ore di pullman. Altra esperienza, aria condizionata a batteria (avete presente quei piccoli ventilatori cinesi a batteria che si poggiano sul cruscotto?) ecco quella era l’aria condizionata oltre a due tettucci del pullman apribili, ma non richiudibili, in quanto rotti; ma non poteva certo mancare la televisione da 42 pollici a schermo piatto, ultimo ritrovato tecnologico, e poi che dire dell’autista panciuto, costretto a zigzagate per tutto il percorso a causa delle voragini nel manto stradale.
Finalmente a letto.
Riparto da Lugansky, non trovo posto nelle cuccette, ma riesco a trovare posto in un vagone quasi peggio di quei lager nazisti, dove una cinquantina di persone erano costrette a rimanere distese in un vagone completamente aperto al suo interno, senza pareti divisorie, solo con lettini semovibili ove si coricavano tutti insieme: uomini, donne, bambini e vecchi, quindi, dico diciannove ore di treno in questo palcoscenico di vecchi senza canottiera, bambini che urlavano donne che mangiavano, oltre al continuo chiacchiericcio di gente che parlava unitamente ad altre che russavano, corollario del tutto, in carrozza un odore fetido di piedi, e di sudore e di immondizia che fortunatamente avevano l’accuratezza di deporre in buste chiuse.
Il treno si fermava ad ogni stazione a qualsiasi ora della notte e del giorno, e c’era di caratteristico il vedere vecchiette che vendevano pesce affumicato, specialità Ucraina. Ora immaginate chi comprava quella loro specialità ed andava ad aggiungere quell’odore particolare o per qualcuno maleodorante nel vagone già intriso di insulsi odori?
Finalmente ritorno alla stazione di Kiev. Stanco, ma come di incanto tutto si trasforma, resto estasiato da quella città cosi incantevole, così deliziosa, cosi bella in tutta sua internazionalità.
Sono cosi riuscito a vedere, a conoscere e ad apprezzare le due facce della medaglia di questa nazione.
E stato alla fine un viaggio lungo, straziante, di un imprenditore che vuole rimanere sul mercato a tutti i costi anche a fronte di indicibili sacrifici.
Così pensavo … chi sa che se il Prof Monti riuscisse a togliersi dagli occhi i tronchi della sua Casta, probabilmente lascerebbe anche stare i ramoscelli dei piccoli imprenditori che giornalmente si trovano a dover combattere, a dover condividere esperienze e pericoli e sacrifici pur di continuare a lavorare, pur di mantenere il loro livello occupazionale, pur di poter far contare su di sè sul lavoro e sulla sussistenza delle famiglie dei suoi dipendenti.
Francesco Antonino