LA LETTERA DAL BRASILE DI DON MARIO PELLEGRINO
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don mario pellegrinoSACERDOTE FIDEI DONUM, PER LA PASQUA 2013

In quest’anno 2013 gli occhi e il cuore della Chiesa cattolica brasiliana sono rivolti alla gioventù. La Campagna della fraternità, tipica in ogni Quaresima qui in Brasile, con il tema “Fraternità e Gioventù” e il motto: “Eccomi, inviami” (is. 6,6), e la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro nel mese di luglio, sono appuntamenti preziosi per riconfermare la scelta preferenziale per i giovani.

Perchè, come scrive il documento di Aparecida al numero 443, i giovani rappresentano un enorme potenziale per il presente e il futuro della Chiesa e dei nostri popoli, come discepoli e missionari del Signore Gesù. I giovani sono chiamati ad essere “le sentinelle del mattino”, impegnandosi nel rinnovamento del mondo alla luce del Progetto di Dio.

Proprio sabato scorso, nel salone parrocchiale, abbiamo avuto un incontro di formazione con i giovani e adolescenti della nostra parrocchia; sui loro visi risplendeva il sorriso della vita, tipico della gioventù, e nelle loro orecchie risuonava la domanda chiave di questo incontro: “Quale vita vale la pena vivere?” Nei loro canti risuonava l’eco di una gioventù che, per sua natura, è inquieta, cerca, questiona, non accetta verità prestabilite, vuole partecipare ed essere protagonista.

Eppure nel cuore di questa gioventù, come ben sottolinea il testo base della Campagna di quest’anno, si annidano tre grandi paure.

1) La paura di venir ucciso: uscire la sera di casa, entrare nel giro della droga, essere vittima di assalti… Il Brasile è uno dei Paesi con più alto indice di giovani uccisi in maniera violenta: ogni giorno in terra brasiliana vengono uccisi violentemente 54 giovani, vittime di omicidi, stupri, assalti e proiettili vaganti; più di uno ogni mezz’ora!

2) La paura di sentirsi ed essere superfluo: sperimentare la difficoltà di incontrare un lavoro, vivere in una realtà socio-economica senza grandi prospettive, far parte di una cultura che ti marginalizza… E’ qui che i nostri giovani sentono di “essere un di più” ed è qui che la paura si trasforma in depressione e disgusto di esistere.

3) La paura di star disconnesso: trovarsi fuori dalle nuove tecnologie di comunicazione, rischiare di non far parte di qualche gruppo sociale reale o virtuale… E’ qui che pulsa il micidiale sentimento di non essere vivo e vitale.

Riflettendo con i nostri giovani su queste paure e la crisi del mondo moderno, mi ha positivamente impressionato la riflessione di una giovane che vive in un villaggio della nostra parrocchia: “Ma padre, cos’è la vera modernità se non quella che sgorga da un cuore nuovo e uno spirito nuovo? E’ questa la novità a cui ci invita il vangelo: Gesù è l’ Uomo Nuovo che viene a rinnovare il vecchio Adamo in noi!”

E’ proprio vero! Gesù è la grande modernità per tutti i tempi. La sua è una proposta che rende nuovi da dentro, perchè è dal cuore dell’uomo che vengono i pensieri, i desideri, i progetti, le intuizioni. La modernità non consiste semplicemente nel progresso tecnico, ma soprattutto in relazioni nuove per costruire la civiltà dell’amore, come la definì Paolo VI.

“Moderno è colui che vive la legge dell’amore. Quella di un mondo migliore è l’attesa che ogni nuovo anno porta con sè”, mi sembra che disse Papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace.

E allora vivere e celebrare la Pasqua, come passaggio dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita, per noi cattolici, oggi significa trasformarci da persone vecchie in persone nuove. Il Vangelo annuncia e porta questa novità di vita in ogni epoca storica, da quando il Verbo di Dio si è fatto carne. E le Beatitudini evangeliche sono il tracciato per una modernità che si esprime in una umanità che si decida per i valori del bene, della verità, della pace, della mitezza, della semplicità, della giustizia, della solidarietà, della misericordia: chi si fa discepolo delle beatitudini costruirà dentro di sè quell’ uomo nuovo, fatto a immagine di Cristo.

La testimonianza di questa giovane, mi ha fatto ricordare, per vedere come vivere e celebrare la Pasqua, in quest’anno della fede, un testo della Gaudium et Spes che porta il titolo: “Cristo, l’uomo nuovo”.

Al numero 22 della Gaudium et Spes, si dice che “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo (…). Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione (…). Egli è l’uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato”.

E’ tale convinzione cristocentrica che ha sempre sostenuto la Chiesa nella sua opera evangelizzatrice di ogni epoca e pertanto di ogni modernità. La modernità muta con i tempi, ma il vangelo rimane la semente nuova per ogni generazione, proprio perchè Gesù è sempre nuovo, come è nuovo il suo comandamento dell’amore: in Gesù il nuovo ha già trovato il suo compimento e rimane un progetto di vita e di pensiero invidiabile da tutte le generazioni, perchè “Gesù è lo stesso ieri, oggi e sempre”.

In questa Pasqua, allora, voi augurare a tutti voi di essere uomini e donne nuove in Cristo Gesù e, in questa novità di vita, creare nuovi metodi, attraverso la nostra fantasia pastorale e missionaria, secondo il tempo che viviamo; per questo c’è stato un sinodo sulla evangelizzazione, per trovare piste di annuncio del Vangelo consono al nostro tempo. Ma che in questa Pasqua, nessuno dubiti che Gesù e il suo Vangelo rimangono anche oggi la grande novità per tutti. Buon cammino pasquale…

Con affetto,

sac. Mario Pellegrino

fidei donum in terra brasiliana

 

 


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