“Milano e il mare dentro”: presentazione del libro di Giuseppe Selvaggi
giuseppe selvaggi 001Per la serie di incontri “Serate d’autore, presso la Libreria Marconi di Bisceglie, 
Martedì 5 luglio ore 19,00 presentazione del  libro di  Giuseppe Selvaggi   
"MILANO E IL MARE DENTRO"  Sopravvivere alla metropoli*. (Ed. Insieme). 
Con l’autore, studioso di tradizioni popolari, animatore a Milano di associazioni 
culturali e ideatore di centinaia di eventi  di promozione e conoscenza delle culture 
e delle genti del Sud Italia, ne conversa Luca De Ceglia, giornalista
e scrittore.
L’autore, moderno migrante ricco di quesiti identitari, allaga la
metropoli. Migliora la propria condizione esistenziale. Si afferma
professionalmente. Mette su famiglia. Ma poi, come sopravvivere a Milano,
quando gli affetti, l’intero paesaggio culturale e gli umori liquidi del
luogo d’origine riprendono a sedurre? Far leva sul benessere acquisito come
fattore di appagamento, o morire di nostalgia? E che ne sarà domani, e
domani l’altro? Sempre e soltanto a Milano, dove il “lavoro è un’abitudine”
e il “tempo meditativo è un lusso”? O anche a Bisceglie, dove i “sospiri”
sono dolci e il dialetto è amaro, specie quando traduce sottilmente i verbi
“venire” e “tornare”? Se oggi l’autore affresca l’una e l’altra realtà, che
farà domani? Ancora il bancario nella capitale lombarda o “il custode del
fuoco” adolescenziale, ravvivato nel braciere biscegliese grazie alla
“paletta di ferro” e al “ventaglio di cartone” che porta sempre con sé? Non
sono domande da poco. Rinviano a opzioni esistenziali. Come quelle di altri
migranti più sfortunati, che si dibattono fra amori, confini e muri. Il
percorso iniziale è da Sud a Nord. Dal paese mediterraneo alla città
europea. Cesura e innesto nella nuova realtà. Studio e lavoro. Radici e
frutti. Sogni e soldi. Ambizioni e consumo…  
libreria marconi 2016_004Il viaggio successivo è più
ampio e complesso: Milano Bisceglie Milano. Due mondi diversi, andata e
ritorno. Due universi. Che l’autore conosce nelle pieghe e nelle piaghe –
perché ha occhi per vedere e cuore per sentire – e prova ad accordare,
raccontandoli con intelligenza filosofica e dovizia di aneddoti
sapienziali. La prima costellazione è solare e umana, lì “dove i tempi e
gli spazi si dilatano all’inverosimile”; l’altra è concreta e frenetica, lì
“dove il recupero è affidato al silenzio della festività”, alla dimensione
religiosa domenicale, mentre il feriale è laico: legato all’obliteratrice
della metro, varcata la quale, come al nastro di partenza, c’è da scattare
e basta, per protrarre la corsa senza sosta. Avviluppato al cuore e alla
mente, l’autore estende la propria ricerca di senso all’uno e all’altro
mondo, confrontandosi con gli ambienti di vita concreta e i volti che li
abitano: la “casa della ringhiera”, la metropolitana, i luoghi della
movida, e via Padova; la madre e il padre, un’infinità di personaggi e
incontri. Il testo è un rogo che arde sui ceppi del vissuto. Allora: Milano
o il luogo natio? La giostra dei fattori identitari richiede un altro giro.

 

 

 


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