Casa Divina Provvidenza: Istituto Ortofrenico, quale futuro?
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Opera Don Uva, si riaccende il contenzioso con la Regione Puglia

Nel corso di una conferenza stampa, convocata nella mattinata di lunedì 11 aprile, il Direttore Generale dell’Opera Don Uva, Dario Rizzi, ha posto con forza la rilevante questione del futuro dell’Istituto Ortofrenico, la prima cellula che diede vita, novant’anni or sono, al progetto del Padre fondatore, Don Pasquale, per l’accoglienza degli “ultimi” e dei “dimenticati”.

Una questione che la Regione Puglia trascina dal 1999, anno in cui con la Delibera di Consiglio n. 380 si dichiaravano gli Istituti Ortofrenici di Bisceglie e Foggia “non interessati al processo di chiusura” e pertanto “compresi nel Progetto Obiettivo “Tutela dei Portatori di Handicap”.

Strana iniziativa della Regione Puglia, che ha convocato solo  i sindacati dell’Ente Ecclesiastico il 18 aprile, per un incontro con l’Assessore Fiore, mentre continua a non rispondere alle istanze dell’ente.

Non usa mezzi termini Dario Rizzi, Direttore Generale delle Opere “Don Uva”, ed esordisce con un quadro a tinte fosche quando parla della situazione economica dell’Ente Ecclesiastico.

Materia del contendere con la Regione Puglia il reinquadramento e la riqualificazione dei pazienti degli Istituti Ortofrenici presenti nelle strutture di Bisceglie e Foggia, che già nel 1999 la stessa Regione dichiarava non interessati alla chiusura degli ex ospedali psichiatrici e compresi nel Progetto Obiettivo “Tutela dei portatori di handicap”.

Nel corso di questi anni l’Opera “Don Uva” ha provveduto a riconvertire le strutture ospitanti, adeguandole alle normative vigenti e sopportando costi superiori alle rette attualmente riconosciute dalla Regione, che presentano un divario di circa il 60% rispetto alle rette che si sarebbero dovute corrispondere per pazienti portatori di handicap, secondo l’art. 26.

Tanto più eclatante si palesa il silenzio della Regione Puglia, se si confronta la situazione delle strutture di Bisceglie e Foggia con quella di Potenza, per la quale la Regione Basilicata ha già recepito la riqualificazione del centro socio-sanitario corrispondendo una retta giornaliera per posto letto di circa 150 Euro, rispetto ai 105 Euro corrisposti attualmente per i pazienti inquadrati negli Istituti Ortofrenici.

Un silenzio incomprensibile, quello della Regione Puglia, che perdura nonostante le innumerevoli richieste inoltrate in questi anni dall’ente ecclesiastico, l’ultima risalente al 18 maggio 2010, con la quale si reiteravano al Presidente Vendola le richieste di autorizzazione per le nuove strutture socio-assistenziali e per la Residenza Sanitaria Assistenziale “Madre Pia”, in grado di poter mettere da subito a disposizione circa 120 posti letto.

L’insostenibile situazione di attesa, da parte della Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza, di una risposta che tarda ad arrivare dalla Regione, pone due questioni di fondamentale importanza: la salvaguardia dei livelli occupazionali, che per Bisceglie e Foggia interessa circa 1600 dipendenti; la tutela della dignità e della serenità dei pazienti e delle rispettive famiglie, che non avrebbero alternativa per curare ed assistere dignitosamente i propri cari.

Ed in questa battaglia per la salvaguardia dell’istituzione Opera “Don Uva” si assiste ad un inedita concordia fra le organizzazioni sindacali e la Dirigenza dell’ente, che in questi anni si è concretamente impegnata a dare avvio al Piano Industriale di riconversione delle ex strutture manicomiali, operando uno sforzo non comune nell’allestire padiglioni dotati di tecnologie all’avanguardia e rispondenti ai più elevati standards qualitativi.

Una concordia che, probabilmente, non piace a Viale Capruzzi atteso che le organizzazioni sindacali dell’Opera “Don Uva” cono state convocate il 18 aprile, per un incontro con l’assessore alla sanità Fiore. A questo incontro sarà, inspiegabilmente, assente la dirigenza dell’ente ecclesiastico, la quale iniziativa indurrebbe ad adombrare il sospetto che a Bari si voglia “lavorare ai fianchi” un’emergenza costosa sul piano finanziario e rischiosa per l’immagine di una Giunta Regionale, che ha fatto della “vicinanza alle minoranze” il proprio leit motiv politico-amministrativo.


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